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Vulcano, con un'estensione di 21 Kmq, deve il suo nome al vulcano attivo di 90.000 anni che lo sovrasta.

Sia i greci che i romani rimasero impressionati da questo giovane vulcano tanto che chiamarono l'isola prima Terasia (terra calda) e poi Thermessa (calda) e la consacrarono ai propri dei, Efesto i primi e Vulcano i romani, considerandola un'isola sacra (Hierà). Il ritrovamento di grotte scavate nel tufo presso il Piano a sud dell'isola, fanno pensare, che la sacralità del luogo derivava dall'usanza di inumare i morti vicino al Dio Vulcano, ed avere una posizione nell'aldilà.

Per secoli l'estrazione di allume e zolfo si intensificò sino a divenire una vera e propria industria sotto il controllo dei Borboni, successivamente l'isola fu acquistata da Stevenson.

James Stevenson fu un uomo di cultura ed un grande benefattore. Nato a Haille nel Galles visse dal 1822 al 1903.
I suoi innumerevoli interessi lo portarono a sperimentazioni in diversi campi: dalla chimica, alla navigazione fluviale, alla scienza in genere.
Furono questi interessi e la sua indole di viaggiatore a spingerlo sino alle Eolie, dove si dedicò prima all'estrazione ed all'esportazione della pomice di Lipari e successivamente all'industria estrattiva dello zolfo di Vulcano, successivamente si dedicò anche all'agricoltura, impiantando i primi vigneti, dove, il solforoso vino di Vulcano era ben conosciuto dai suoi amici di Glasgow.
Qui ipotizzò anche di imbrigliare l'energia dell'innocuo vulcano, senza avere troppo successo.
L'isola, che a quei tempi vantava una sua peculiare natura selvaggia ed incontaminata, assunse un aspetto rigoglioso con coltivazioni di fichi, uva, ed alberi da frutta. Le strade ed i viali erano lambiti da filari di oleandri ed un enorme glicine avvolgeva la dimora di Stevenson, chiamata  "il palazzo dell'Inglese".
Questo florido periodo dell'isola fu bruscamente interrotto dall'eruzione del cratere, cominciata il 3 agosto 1888, si protrasse sino al maggio 1891. Il vulcano ricoprì tutto con una pioggia di sabbia, lapilli e bombe a "crosta di pane", distruggendo ciò che con tanto amore e spirito pionieristico Inglese aveva creato.
Fu proprio l'eruzione a far allontanare dall'Isola Stevenson, col suo bellissimo battello a vapore, il Fire Fay.
Vulcano fu venduta dopo la sua morte.

Gli abitanti rimasti si diedero principalmente alla pesca, alla pastorizia e all'agricoltura.
Da allora non giunsero più notizie, sino al 1949 quando il regista Dieterle girò a Vulcano il film omonimo interpretato da Anna Magnani.
La pubblicità scaturita dalle immagini suggestive della pellicola suscitò rinnovando un grande interesse per questa isola .

La prima delle sette perle, la più vicina da Milazzo da cui dista solo 12 miglia, rimane un gioiello di rara bellezza da una natura autentica che si manifesta attraverso le fumarole, la piscina con i fanghi, site vicino al porto, le esalazioni di zolfo e il ribollire delle acque calde vicino alla spiaggia di levante.
Dal porto in direzione del Gelso, il Vulcano domina l'isola, sorvegliandola come un guardiano, la cui cima può essere conquistata a piedi dagli amanti del trekking e della natura dopo circa cinquanta minuti di scalata. Ma la fatica vale il panorama che si gode delle altre sei isole tra cui spicca imponente il vulcano dello Stromboli che saluta i visitatori con i suoi segnali di fumo e a cui fa eco il piccolo vulcano di Lentia. Proseguendo in direzione del Gelso, si arriva con una piccola deviazione a Capo Grillo. Facilmente raggiungibile in macchina e in motorino è uno dei punti d'osservazione più frequentato da cui si possono scorgere le isole dell'arcipelago. Dopo questa tappa obbligatoria, si prosegue verso la zona alta dell'isola di Vulcano “il Piano”, il cratere più vecchio e grande dell'isola, ormai ricoperto da vigneti, pascoli, boschi e ginestre. Percorrendo la strada ripida tra capperi e vigne si giunge alla Punta dell'Asino, da dove facendo un sentiero tortuoso in discesa si giungerà ad un'altra bellissima spiaggia nera.
Si giunge infine al piccolo borgo del Gelso che si affaccia sul mare, a sinistra si accede ad una piccola spiaggia accanto a quella dell'Asino mentre percorrendo la stradina a destra si arriva sino al Faro Vecchio, ormai in disuso. Gli abitanti del borgo vivono da più di un secolo coltivando uva nera, capperi e pescando.

Dall'altra parte dell'isola, dopo aver superato la piscina naturale dei fanghi si raggiunge il porto di ponente e la spiaggia delle sabbie nere, meta dei bagnanti più esigenti. La strada prosegue sino a Vulcanello che, anni disgiunto dal resto dell'isola, ora è collegato col resto dell'isola. Vulcanello, facilmente raggiungile anche a piedi dal porto, è uno dei punti panoramici dell'isola per i suoi due crateri spenti ora ricoperti da una rigogliosa vegetazione e per la Valle dei Mostri. La valle prende il nome dalle particolari forme delle rocce modellate dal vento e dal mare in mezzo a dune di sabbia nera che hanno assunto le sembianze di animali come l'orso, il barboncino o l'aquila lasciando libero sfogo alla fantasia degli attenti osservatori.

Il mare e le coste frastagliate, infine, racchiudono le ultime meraviglie dell'isola, la Piscina di Venere, dal basso fondale contornato da scogli che si abbracciano, e la Grotta del Cavallo dove ci si può entrare con piccole imbarcazioni, ammirando la sua volta e facendo un bagno tra giochi di luce creati dal riverbero del sole.

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