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STORIA E ARCHEOLOGIA - DAL NEOLITICO ALL'ETÀ ROMANA Homepage
 
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Le date rilevanti dalla preistoria agli arabi | Dal neolitico all’età romana | Dai Romani ai giorni nostri

I più antichi insediamenti umani nell’arcipelago eoliano risalgono agli ultimi secoli del V millennio a.C., al Neolitico Medio, e sono localizzati sull’Altipiano del Castellaro Vecchio a Lipari e presso Rinicedda a Salina.
Il popolamento delle isole in questo primo periodo, dovuto a genti provenienti dalla vicina Sicilia, ed il succedersi ed intensificarsi degli insediamenti nella restante parte del Neolitico Medio e nel Neolitico Superiore, sono presumibilmente legati all’eccezionale sviluppo dell’industria e del commercio dell’ossidiana. Questo “vetro vulcanico”, proveniente, nella maggior quantità dalla colata vulcanica di Lami-Pomiciazzo, era molto ricercato ed esportato in tutto il Mediterraneo Occidentale, prima dell’Età dei Metalli, per ricavarne armi e strumenti leggeri da taglio di notevole qualità e durevolezza.
A partire dalla seconda fase del Neolitico eoliano le vicende ed i caratteri degli insediamenti umani attraverso i secoli sono stati ricostruiti grazie alle intense ricerche condotte in tutto l’arcipelago eoliano, da Luigi Bernabò Brea e Madeleine Cavalier.
I numerosi ritrovamenti archeologici della Rocca del Castello di Lipari evidenziano una successione stratigrafica, con uno spessore sino a quasi dodici metri, eccezionalmente conservata nei secoli, per l’accumulo graduale di ceneri vulcaniche trasportate dal vento.

Nel Neolitico Superiore, fra gli ultimi secoli del IV millennio e gli inizi del III millennio a.C., si sviluppa la cultura di Diana, che prende il nome dalla contrada di Lipari dove sorge l’abitato più esteso.
Altri insediamenti si costituiscono, sul Castello e sugli altipiani, oltre che nelle altre isole minori, attestando una considerevole crescita demografica, collegata al benessere economico dovuto al commercio dell’ossidiana.
L’avvento dall’Età dei Metalli (prima fase dell’Eneolitico) segna per le isole Eolie, l’inizio di un lungo periodo di crisi economica che si protrae per l’intero arco dell’Eneolitico sino agli ultimi secoli del III millennio a.C., a causa della rilevante diminuzione e poi alla cessazione del mercato dell’ossidiana, sostituita dalla scoperta del bronzo.
Il quadro di crisi economica e di conseguenza anche demografica dell’Eneolitico, viene a modificarsi sostanzialmente verso la fine del III millennio at. con l’inizio dell’età del Bronzo, quando nasce ed inizia a definirsi la cultura di capo Graziano, che copre con le sue diverse fasi, un cospicuo arco di secoli, per l’intero periodo del Bronzo Antico, dal XXI-XX secolo a.C. al 1430 a.C. circa e alla quale si devono insediamenti in tutte le sole dell’Arcipelago, con l’esclusione di Vulcano.
Come dimostrato diversi aspetti, quali la tipologia e la tecnica costruttiva delle capanne ovali e le numerose forme e le decorazioni vascolari, trovano diversi riscontri nella cultura del Protoelladico finale (III) e del Mesoelladico iniziale della Grecia continentale. Gli stessi studiosi riconoscono nei portatori dalla cultura di Capo Graziano “quegli Eoli, ai quali si riferisce un ampio ciclo di leggende”, di cui la più nota è quella riportata nell’Odissea, relativa ad Eolo, il dio dei venti ed Ulisse.
La presenza di gruppi etnici protogreci nelle Eolie è sicuramente legata al controllo di una rotta marittima di primaria importanza nel mondo mediterraneo, per la quale passava sicuramente il commercio dei metalli ma anche di altre importanti risorse economiche, quali probabilmente il mercato degli schiavi.
Dai riscontri ed i ritrovamenti si presume che gli abitati della fase più antica, fra la fine del terzo millennio e gli inizi del secondo, siano senza precauzioni di carattere difensivo e strategico, come si vede nell’esteso villaggio del Piano del Porto a Filicudi, mentre attorno al XIX secolo a.C., per ragioni difensive, presumibilmente legate anche alla minaccia di attacchi ed invasioni nemiche dal mare, gli abitati si arroccano su alture naturali non facilmente espugnabili ed in posizione dominante per il controllo della costa, come ci mostrano i villaggi della Montagnola di Capo Graziano a Filicudi e del Castello di Lipari.
Dal XVI secolo a.C. gli intensi rapporti col mondo Egeo sono documentati dalla presenza di numerosissimi frammenti di ceramiche dipinte micenee che troveremo in abbondanza anche nei livelli della successiva cultura del Milazzese.
La Media Età del Bronzo nelle Eolie è rappresentata, fra il 1430 ed il 1270 a.C. circa, dalla Cultura del Milazzese, dall’abitato di capanne ovali sull’omonimo promontorio di Panarea, dovuto probabilmente all’arrivo di genti dalla Sicilia orientale, come documenterebbero fra l’altro le strette affinità di forma e decorazione della ceramica locale con quelle della cultura siciliana di Thapsos.

Durante la prima metà del XIII secolo a.C., probabilmente intorno al 1270 a.C., gli abitati eoliani della Cultura del Milazzese subiscono una violenta distruzione. Solo il Castello di Lipari risulta essere stato sede di insediamenti nella tarda Età del Bronzo, apparendo invece disabitate le altre isole.
Una prima fase, cosiddetta dell’Ausonio I, alla quale è pertinente un abitato di capanne ovoidali o rotonde, giunse sino agli ultimi decenni del XII secolo a.C..
Generatori di questa cultura sono nuclei provenienti dall’Italia peninsulare, come mostrano diverse forme ceramiche analoghe a quelle della fase culturale tardo-appenninica. I riscontri archeologici spiegano così le leggende relative alla venuta di Liparo, figlio di re Auson, da cui l’isola ha preso il nome.
L’abitato dell’Ausonio I subisce una violenta distruzione verso la fine del XII secolo a.C.: sui suoi resti si impianta quello dell’Ausonio II.
Verso la fine del X secolo a.C. l’abitato dell’Ausonio Il subisce, per imprecisabili cause belliche, una improvvisa e violenta distruzione, attestata da un uniforme strato d’incendio.
Le indagini archeologiche non hanno sinora rilevato tracce di insediamenti sul suolo di Lipari e delle altre isole nell’intervallo di oltre tre secoli.

Lipari, se si deve prestare fede allo storico Diodoro Siculo, era comunque abitata da poche centinaia di indigeni al momento dell’impianto della colonia greca di Lipàra, una delle ultime sorte in Sicilia, fondata durante la cinquantesima olimpiade (580-576 a.C.) da abitanti di Cnido, città dorica dell’Asia Minore, insieme a un gruppo originario dell’isola di Rodi.
Durante il periodo iniziale di impianto e sviluppo della colonia, si presume che i Liparesi, applicarono una sorta di gestione collettiva, coltivando proprietà terriere in comune e mantenendo anche mense comuni.
La rocca del Castello fu sede dell’acropoli della città, dove, sorsero i principali edifici sacri e pubblici, fra cui il Santuario di Eolo al quale appartiene un grande e profondo pozzo votivo colmo di offerte, il “Bothros”.
Successivo alla fondazione è lo sviluppo dell’abitato verso ovest, nella piana sottostante, dove venne delimitato e protetto da due fortificazioni in pietra lavica locale: la prima eretta verso la fine del VI secolo a.C., la seconda più avanzata verso ovest, con due poderose cortine di blocchi, costruita nel IV secolo a.C., di questa ultima è visibile un lungo tratto con una torre quadrata nel Parco Archeologico di c/da Diana.
Per la strategica e privilegiata posizione geografica la storia più antica di Lipàra è caratterizzata dalla rivalità e dai conflitti, dalle alterne fortune, con gli Etruschi per il predominio nel basso Tirreno.
La minaccia degli Etruschi cessò definitivamente dopo la sconfitta loro inflitta nella battaglia di Cuma, nel 474 .a.C., da parte di Lerone, tiranno di Siracusa.
Da allora e per oltre duecento anni, sino al III secolo a.C., Lipàra conobbe periodi di rilevante prosperità e benessere, attestati dalla varietà e dalla ricchezza di molti corredi della necropoli.

Nel 397 a.C. Lipàra subì l’assedio e l’occupazione dei cartaginesi.
Poi sino all’aggressione del tiranno Agatocle nel 303 a.C. godette di una situazione politica alquanto stabile, caratterizzata proprio dai rapporti amichevoli con Siracusa.
L’ultimo periodo di prosperità di Lipàra è in parte contemporaneo alla prima guerra punica, iniziata nel 264 a.C. fra Cartagine e Roma, e caratterizzato dall’alleanza con i cartaginesi, dei quali l’isola divenne base navale nel 269 a.C..
Nel 252-251 a.C., nel corso delle vicende belliche, Lipari venne distrutta e conquistata dai Romani al comando del console Aurelio Cotta, perdendo definitivamente la sua libertà.
La prosperità di cui Lipari godette nei due secoli di influenza greca, ebbe fine con la conquista romana, dove, dopo aver raggiunto un livello di ricchezza provato dalla produzione locale di raffinate ceramiche e da un abitato di proporzioni insolite per l’epoca, seguì, distruzione, stragi e successivamente deportazioni da parte dei romani, seguito da un lungo periodo di miseria. Divenne una cittadina di provincia senza importanza, così come le altre isole, che venivano sfruttate solo per l’estrazione di zolfo e allume o poco altro.
Soggetta ad una guarnigione stanziatasi nel Castello, Lipari, diventò Municipio in età imperiale e luogo di deportazioni e confino.

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